Dalla donna licenziata perché incinta al rider, viaggio tra i candidati di Humangest: “Cerchiamo stabilità”.
Angela è stata lasciata a casa dall’azienda dopo aver comunicato al suo capo di essere rimasta incinta. Arsalah, originario dell’Afghanistan, sta cercando un lavoro a Milano per mantenere la famiglia rimasta intrappolata nel Paese tornato nelle mani dei talebani. Federica, invece, ha deciso di reinventarsi passando dal mondo della cultura, messo in crisi dalla pandemia, a quello delle risorse umane. Sono storie che si incrociano in viale Certosa, al recruiting day (giornata di reclutamento) organizzato dall’agenzia per il lavoro Humangest. I candidati arrivano all’orario fissato e incontrano i reclutatori, nella speranza di ottenere il posto. Nel frattempo, altri colloqui si svolgono in collegamento video.
“Dopo un anno e mezzo di pandemia, sentiamo finalmente che è tornata tanta voglia di ripresa e disponibilità a mettersi in gioco“, spiega Giuliana Zucchetti, direttore selezione e servizio Italia di SGB Humangest. Sono oltre 1.400 i profili ricercati, con inserimento previsto entro autunno. Tra i settori dove si concentra la domanda di nuovi lavoratori ci sono la logistica e la grande distribuzione. Sono 300, ad esempio, i profili richiesti per il ruolo di addetto al confezionamento, 200 come addetto alle consegne e 100 come magazziniere. “Durante i mesi estivi abbiamo avuto più richieste delle aziende che candidati – prosegue Zucchetti – ma adesso il mercato del lavoro è tornato a muoversi“. A livello nazionale sono oltre 1.000 i candidati che si sono iscritti al recruiting day (200 solo in Lombardia), ma se ne stanno aggiungendo altri giorno dopo giorno, con un boom di richieste a settembre.
La giornata è servita anche come prova generale per il ritorno ai colloqui in presenza nelle agenzie di lavoro. “Conoscere la storia personale di chi si ha davanti è fondamentale“, racconta la recruiter Lucrezia Velagic. “Riuscire a svolgere questi incontri di persona è importante sia per noi sia per i candidati. In molti casi, si tratta di persone disoccupate da diversi anni oppure che alternano lavori di breve durata“.
I profili di chi ha risposto all’annuncio si differenziano sia per età sia per esperienze di vita. Angela Tatoli, classe 1980, di Sesto San Giovanni, è alla ricerca di un impiego da un anno e mezzo, dopo che l’azienda l’ha “spinta alle dimissioni” proponendole, dopo 18 anni di lavoro, un cambio di sede proprio quando aspettava un bambino. Ha vissuto sulla propria pelle un dramma che coinvolge troppe donne, rimaste ancora più penalizzate durante la pandemia. “Voglio rientrare nel mondo del lavoro – racconta – cerco soprattutto nel mio ambito, quello di impiegata amministrativa, ma sono disponibile anche come operatrice telefonica“. Appena prima del lockdown di marzo 2020, Angela aveva trovato un posto in uno studio di commercialisti a Milano. Lo scoppio della pandemia, però, ha costretto l’azienda a rimandare le assunzioni. In viale Certosa si è presentato anche Arsalah Shamsul Rahman, di origine afghana. In seguito alla presa del potere dei talebani, Arsalah non può più tornare dai suoi cari. I soldi che invia ai familiari dall’Italia sono indispensabili per sopravvivere nel suo Paese e, per questo, è in cerca di un’occupazione più stabile e meglio pagata. “Durante la pandemia ho lavorato per alcuni mesi come fattorino per una piattaforma di delivery“, racconta. “Ora però sono alla ricerca di un lavoro che rispetti i miei diritti“.
C’è chi, invece, come Federica Petracca, 29 anni e laureanda, si è dovuta reinventare. “Ho anni di esperienza in campo museale – racconta – ma dopo la chiusura temporanea delle gallerie d’arte ho deciso di cambiare. Ora cerco un lavoro nell’ambito delle risorse umane“.
Fonte: Il Giorno – Milano. Articolo di Gianluca Brambilla e Chiara Zennaro
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