“Storytelling, che passione!”: storie e racconti suggestivi sul mondo dello sport e non solo a cura di Mauro Berruto, Allenatore della Nazionale Italiana Tiro con l’Arco e formatore aziendale.
L’ARTE DEL COACHING
È un allenatore chiunque abbia a disposizione delle risorse umane, chiunque abbia il compito di organizzarle in una squadra e di orientare quella squadra verso obiettivi comuni. Si utilizza spesso, anche nel mondo dell’impresa, il termine “coaching” per individuare quell’arte necessaria a trasformare una “collezione di individui” in una squadra. È un processo magico, che non sempre e non automaticamente funziona, ma che passa attraverso due concetti imprescindibili: l’arte di essere esemplari e la capacità di spostare in avanti i limiti.
La squadra è il luogo in cui ogni individuo mette a disposizione i propri punti di forza per un superiore interesse comune e allo stesso tempo scopre, condivide e accetta l’idea che sarà il lavoro collettivo a realizzare anche i propri sogni individuali.
MENTALITÀ VINCENTE, ‘EGOISMO’ DI GRUPPO
La mentalità vincente è una questione di esercizio a questo senso di appartenenza. Dietro anche a quelle che possono apparire come le più individuali delle attività, si scopre sempre il lavoro di tante persone che hanno svolto con cura e in modo meticoloso il proprio compito. Magari non hanno mai avuto modo di essere riconosciute e gratificate per ciò che hanno fatto, ma se si innesca in loro la consapevolezza dell’essere stati decisivi per la vittoria finale, svolgendo con affetto quel compito, anche se umile e quasi invisibile, si trasforma quel senso di appartenenza in un legame molto più profondo che io chiamo “egoismo di gruppo”. È una sorta di ossimoro che è però alla base delle grandi imprese, soprattutto quelle in cui si ribalta il pronostico, si vince da sfavoriti, contro l’opinione degli ‘esperti’.
REALIZZARE IL POTENZIALE
Già Machiavelli sosteneva, attraverso la metafora dell’arciere, che se noi vogliamo colpire il centro di un bersaglio occorre mirare più in alto. Se così facciamo perfino il vento contrario diventerà nostro alleato per centrare l’obiettivo. Quel mirare alto, quel desiderare ciò che sembra impossibile, è lo strumento più prezioso che noi abbiamo a disposizione: è il nostro tesoro. Diventiamo donne e uomini “vincenti” non quando spolveriamo coppe e trofei in bacheca ma quando abbiamo la sensazione di aver usato tutte le nostre risorse a disposizione e di aver espresso la totalità del nostro potenziale. Allora le “vittorie sul campo” saranno una conseguenza.
IL METODO, L’ATTEGGIAMENTO, LA FATICA
Non ci sono metodi infallibili. C’è però un metodo: il più semplice di tutti. Si fonda su due parole chiave delle quali oggi, in questi tempi di burrasca non solo economica, dovremmo riappropriarci: atteggiamento e fatica. L’atteggiamento: perché non sono solo le competenze tecniche a fare la differenza, ma il modo in cui facciamo le cose. La fatica: una parola alla quale occorre restituire dignità, sulla quale si fonda l’idea stessa di lavoro e, di conseguenza, il primo articolo della nostra Costituzione. La fatica: unica vera medicina di questo mondo andato in crisi.
LA FORMULA DELLA HIGH PERFORMANCE
In fondo allenare significa proprio ricordare a se stessi e ai propri ‘atleti’ che gli aspetti tecnici non sono l’unica componente per raggiungere una high performance. Questo vale nello sport, nell’arte, nel business. Servono certamente capacità tecniche ma queste vanno moltiplicate per capacità emozionali, che sono a loro volta allenabili. Tutto va poi rapportato al ‘metodo’ che deve essere semplice, riproducibile, rigoroso. Ritengo che il ‘metodo’ servito a realizzare i grandi capolavori dell’umanità, sia imprescindibilmente legato alla capacità di sognare e a quella parola “atteggiamento”, ovvero alla capacità di riconoscere che i sogni costano fatica.
D’altronde, come dice Antoine de Saint Exupéry:
“Se vuoi costruire una barca non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.”
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