Fonte: La Repubblica, Articolo di Raffaele Ricciardi. Contenuto riservato agli abbonati.
“Finti lavori per testare i giovani”. Così si farà carriera nell’era degli algoritmi. Una volta le aziende assumevano i giovani dopo un colloquio, dopo averne valutato il curriculum, spesso alla fine di un periodo di stage o di prova. I manager giudicavano la capacità dei candidati di svolgere funzioni elementari, di base. Poi, una volta assunti, i giovani sarebbero stati promossi a ruoli di maggiore responsabilità. Ma senza fretta, con il tempo, maturata la necessaria esperienza. Kai-Fu Lee, ex presidente di Google China, spiega che le imprese dovranno rivoluzionare il loro sistema di reclutamento e promozione. I candidati saranno testati in laboratori dove saranno chiamati a cavarsela in situazioni complesse e d’emergenza.
I talenti dei giovani da coltivare
All’interno dell’approfondimento de La Repubblica, Paolo De Vincentiis, HR & Marketing Director del nostro Gruppo, ha fornito il suo punto di vista sulle ultime tendenze riscontrate nell’iter di selezione dei candidati che si affacciano al mondo del lavoro: “La capacità di reclutare persone capaci di svolgere un domani le mansioni più elevate è un fattore competitivo determinante per le aziende. Oggi a fare la differenza sono soprattutto le soft skills, le competenze legate ai comportamenti personali. Se le nozioni sono fondamentali, ma diventano presto obsolete, le soft skills fanno parte della persona e della sua sfera emotiva: vanno allenate in maniera differente”.
Esempi pratici per testare queste capacità adottate dalla società sono la job rotation, ovvero il far provare mansioni differenti per un periodo di tempo, e la simulazione di attività sul campo, per saggiare i possibili problemi che i lavoratori incontreranno nel futuro.
In Italia, spiega De Vincentiis, “molte grandi società si stanno attrezzando e sperimentano in quest’ottica. Certo, ci sono molte imprese di medie e piccole dimensioni che ancora seguono percorsi di assunzione e accompagnamento alla crescita dei talenti più tradizionali”. Per queste potrebbe presentarsi il problema di mantenere i talenti. “Quando si incontrano le nuove generazioni, le aziende non devono tanto ragionare in funzione dell’esigenza che hanno in un dato momento, ma di quella che potranno avere domani. Quando si seleziona un candidato, bisogna pensare al suo potenziale, non a quel che è in grado di fare oggi”.
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