L’Italia culla dell’Umanesimo e del Rinascimento, patria delle arti e della letteratura, eppure studiare i “classici” nel Belpaese, sembra non pagare dal punto di vista lavorativo.
Bisogna fare un salto oltremanica per rendere “giustizia” alle lauree umanistiche, dove top manager hanno intrapreso brillanti carriere proprio grazie a questi percorsi di studi.
In Italia il dibattito tra l'”utilità” o meno delle lauree umanistiche, scelte da tantissimi giovani ma non spendibili sul mercato del lavoro, va avanti da tempo e questo è paradossale, considerando che siamo la patria delle humanities.
Nel Regno Unito, invece, non importa il percorso di studi, che sia teorico o meno, conta quanto si dimostra nella pratica, quello che si sa fare. Anzi, buoni studi umanistici, in cui ci si è distinti con profitto, possono aprire numerose porte a lavoro e permettere di intraprendere qualsiasi carriera, senza preclusioni.
A sostegno di questa tesi, nel Regno Unito, sono numerosi gli esempi di persone che hanno seguito studi classici e hanno intrapreso una brillante carriera: la donna manager più importante, Emma Walsmley, è a capo del colosso farmaceutico “GlaxoSmithKline” e si è laureata in lettere classiche a Oxford. La donna più famosa della finanza, Helena Morrissey, ha studiato filosofia a Cambridge. Nicola Davidson, Direttrice della comunicazione di “Mittal”, è una pianista classica, con diploma in musica, che ha scelto, poi, la comunicazione finanziaria.
Ultimo esempio, molto significativo, viene da “PWC”, colosso della revisione contabile e della consulenza manageriale: sfogliando le pagine dei giornali diretti a laureati in materie umanistiche, infatti, ci si può tranquillamente imbattere in annunci di lavoro, anzi, un vero e proprio invito perché chi ha seguito questi studi è il benvenuto nella loro azienda.
Inoltre, nel Regno Unito, si può diventare diplomatici seguendo qualsiasi percorso di studi, come dimostrano gli attuali ambasciatori in Italia e quelli del passato che hanno fatto studi classici. In Italia, invece, si può accedere a questa professione solo seguendo percorsi giuridici, politici o economici.
Insomma, superando questo luogo comune, potremmo mettere in circolo talenti che potrebbero dare un contributo significativo e positivo al mercato del lavoro.
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