Fonte: Il Sole 24 ore – Approfondimento di Cristian De Mitri e Nicola Comelli
Negli ultimi anni il linguaggio professionale si è arricchito di un numero crescente di termini. Le dinamiche aziendali, infatti, hanno conosciuto uno sviluppo che necessariamente ha dovuto fare proprio un vocabolario adeguato, caratterizzato da espressioni come problem solving, mindfulness, disruption, resistenza allo stress e co-design. Tutte competenze che hanno un impatto anche nell’ambito dell’emotività. Stupisce però notare che da questo lessico manchi temporaneamente il termine “coraggio”.
Non è facile comprendere il perché di questa esclusione, in una dimensione come quella aziendale che punta sempre di più a esaltare l’individualità, a promuovere le caratteristiche del singolo e farsi il più inclusiva possibile. Essere coraggiosi significa saper affrontare la rabbia, il disaccordo e le proprie paure. Il coraggio risulta una capacità comportamentale e relazionale fondamentale per un lavoratore, e per questo è definibile una soft skill. Dunque come mai il coraggio viene percepito come un’attitudine ambigua?
Spesso nelle realtà aziendali c’è la tendenza a placare il dissenso, e di conseguenza il coraggio necessario per esprimerlo. Tuttavia, in questo modo si rinuncia al grande potenziale insito nel concetto di coraggio: la capacità di esprimere le proprie idee e portarle avanti, di affrontare le situazioni negative con grinta e di combattere per il raggiungimento dei propri obiettivi. Qualità che, di contro, rendono le aziende più innovative sempre più propense ad assumere persone “coraggiose”. È evidente che successo e progresso si ottengono uscendo dalla comfort zone: un’azione per la quale ci vuole coraggio! Senza questa forza d’animo tipica delle persone proattive, l’azienda rischia di perdere importanti opportunità di rinnovamento.
La sfida, quindi, è quella di mettere a disposizione dei meccanismi di compensazione che possano fare sì che le spinte emotive acquisiscano un senso, anche trasformandosi in coraggio. Meccanismi come percorsi di dialogo e comunicazione da promuovere a tutti i livelli. Un’organizzazione capace di abilitare il coraggio, interpretandolo come una competenza, fa un passo decisivo nella direzione della sostenibilità emotiva del lavoro, che rappresenta la grande sfida per chiunque oggi, all’interno delle aziende, si occupa di persone.
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