Studiare e lavorare, oppure, smettere di studiare per iniziare a lavorare. Tale fenomeno, molto diffuso negli anni scorsi in Italia in particolare nell’area del nordest e del cosiddetto “Triangolo industriale” del nordovest, ha subito negli anni diversi mutamenti legati ai cambiamenti socioeconomici e culturali del nostro paese.
Barbara Garofoli, Amministratore Delegato Humangest, ha fornito un’analisi per il “Corriere della Sera” circa lo scenario in cui si trova ad operare in prima linea sul mercato del lavoro: “Analizzando i nostri numeri, la tendenza che abbiamo riscontrato prendendo a riferimento gli ultimi 6 mesi del 2018 è di un fenomeno comunque limitato a livello nazionale, senza significative differenze fra nord e centrosud.
Più nello specifico, considerando l’attività quotidiana delle filiali Humangest dislocate nel nord Italia, in pochi casi è successo che un lavoratore abbia deciso di abbandonare gli studi per accettare una proposta di lavoro. Prendendo a riferimento i nostri numeri, parliamo di una percentuale limitatissima pari, solo, allo 0,13%.
Passando al centrosud, il valore percentuale sale, ma di poco, attestandosi sull’1,82%.
Più che sul dato quantitativo – prosegue Barbara Garofoli – a mio avviso è interessante soffermarsi sul dato qualitativo, analizzando la tipologia di offerta di lavoro che spinge i giovani a scegliere. Stando alla nostra esperienza, al nord tale decisione viene assunta anche a fronte di offerte in ambito metalmeccanico, logistico o, in casi più sporadici, per ruoli di natura commerciale. Spesso, inoltre, la scelta è legata all’inizio di uno stage curriculare o di tirocini che sono comunque previsti dal percorso di studi.
Al sud, invece, abbiamo avuto a che fare spesso con giovani inseriti in ambito ristorazione, come camerieri ad esempio, ma sempre con contratti part-time che consentono di proseguire gli studi potendo contare su un sostegno economico essenziale per mantenersi.
Il quadro riscontrato, stando all’esperienza “Humangest”, è dunque molto più rassicurante rispetto a quanto si dice, spesso in chiave negativa, relativamente ai “Neet” che non studiano né lavorano. È rassicurante perché ci offre uno scenario in cui i giovani, pur avendo la possibilità di lavorare, scelgono di non rinunciare agli studi al fine di migliorare le proprie prospettive professionali future. La scelta di fare entrambe le cose, in ogni caso meritoria date le oggettive difficoltà nel dover conciliare studio e lavoro, è dettata praticamente sempre da necessità di ordine economico oppure dal desiderio di autonomia, di indipendenza dai genitori e, più in generale, dalla voglia di conoscere il mondo del lavoro, di fare esperienza e dal senso di responsabilità”.